10 febbraio: giorno del ricordo

Il 10 Febbraio, giorno del ricordo: tema che analizza i tristi eventi che il popolo italiano ricorda in questa giornata

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    10 febbraio: giorno del ricordo
    Il 10 Febbraio, giorno del ricordo: tema che analizza i tristi eventi che il popolo italiano ricorda in questa giornata

    A partire dal 1980 i signori dei piccoli stati italiani hanno il desiderio di unificare l’Italia. Ci furono 3 guerre d’indipendenza per conquistare territori italiani appartenenti agli austriaci che in seguito passarono alla ex Iugoslavia. Da qui nacquero i conflitti tra l’Italia e la Iugoslavia.
    Alla base della disputa vi furono, oltre Trieste, i territori del goriziano e dell’Istria passati sotto la sovranità italiana alla fine della prima guerra mondiale dopo un lungo dominio austriaco. La svolta drammatica nelle relazioni tra le diverse comunità giuliane e istriane si ebbe nel 1941, dopo l’aggressione nazifascista alla Iugoslavia e l’occupazione italiana della provincia di Lubiana, della Dalmazia e del Montenegro.

    A partire dal 1942 la regione divenne teatro di un forte movimento partigiano che andò organizzandosi secondo linee sia nazionali sia ideologiche.
    Dopo la resa dell’Italia (settembre 1943) il territorio passò sotto la diretta amministrazione della Germania nazista, che vi instaurò la cosiddetta zona d’occupazione Litorale adriatico. Nei convulsi eventi che accompagnarono la disfatta tedesca nella primavera del 1945, la regione passò sotto il controllo della Resistenza iugoslava, che dal 1° maggio alla metà di giugno occupò la stessa città di Trieste, instaurandovi una severa amministrazione militare e civile e scatenandovi una violenta rappresaglia che si estese, dagli esponenti del passato regime fascista, a quei soggetti, soprattutto italiani ma anche sloveni e croati, considerati d’ostacolo all’instaurazione di un regime comunista nella Iugoslavia.
    Nei quarantacinque giorni di occupazione, la violenza dei nazionalisti e dei comunisti iugoslavi si abbatté anche sulla popolazione civile, causando diverse migliaia di vittime (il cui numero è oggi difficilmente calcolabile e oscillerebbe tra 2.000 e 10.000, di cui molte gettate nelle foibe, le tipiche cavità del terreno carsico); altre migliaia di persone vennero arrestate e deportate nei campi di concentramento iugoslavi, dove molti trovarono la morte.
    Io penso che bisognava unificare l’Italia e se era possibile estendere i confini. Non è stato gettato troppo sangue per conquistare il Veneto e la Lombardia, domini degli austriaci, ma per avere il potere sulla Dalmazia e sulla penisola dell’Istria è stato sacrificato troppo sangue che non era indispensabile.
    Secondo me, l’Italia dopo aver conquistato il Veneto e la Lombardia ha voluto strafare perché venendo a capire che la Iugoslavia era in mano ai comunisti non dovevano azzardarsi a creare problemi alla Iugoslavia perché dovevano essere a conoscenza di che cosa erano capaci i comunisti.
    Ormai oggi il problema è stato risolto ma se all’Italia venisse in mente di conquistare l’Istria e la Dalmazia succederebbe tutto quello che è successo 60 anni fa?
     
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