L'accordo sarà a 25, no di Praga Monti: sul debito passata nostra linea

Oltre alla Gran Bretagna, resta fuori dal fiscal compact anche la Repubblica Ceca. Raggiunta l'intesa sul fondo permanente Esm.

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    L'accordo sarà a 25, no di Praga Monti: sul debito passata nostra linea
    Oltre alla Gran Bretagna, resta fuori dal fiscal compact anche la Repubblica Ceca. Raggiunta l'intesa sul fondo permanente Esm. Vertice notturno sulla Grecia. Nella bozza dei lavori, l'appello all'impegno per l'occupazione e l'impiego. Per Barroso l'Italia è sulla buona strada. Moody's: "Con il Salva-Italia il Pil calerà dell'1%"

    MILANO - Al Consiglio europeo di Bruxelles sfuma l'unanimità sul fiscal compact, il patto per rafforzare le regole di bilancio sul deficit e il debito dei Paesi membri. Dopo il no della Gran Bretagna 1- che era stato annunciato nel vertice di dicembre - anche la Repubblica Ceca resta fuori. L'accordo sarà perciò a 25. Sì invece da Varsavia, dopo ore di braccio di ferro in particolare con la Francia. La Polonia, contestata da Parigi, chiedeva di partecipare a tutti i summit dell'Eurogruppo. Alla fine è passata una linea di compromesso: gli eurosummit sono stati portati da due ad almeno "tre" l'anno, e uno di questi sarà aperto ai paesi non-euro.

    Sarkozy ha invece detto che ci sono passi avanti nel negoziato sulla ristrutturazione del debito greco 2, un accordo dovrebbe essere raggiunto nei prossimi giorni. Quanto alle ipotesi, circolate nelle ultime ore, di un commissariamento di Atene, il presidente francese ha detto: "E' fuori questione che un Paese sia sotto tutela" (qualche ora prima anche il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker aveva espresso lo stesso concetto. Le trattative con Atene però proseguono nella notte con un incontro tra il premier greco Lucas Papademos, il presidente Bce Mario Draghi, il presidente della Commissione Ue Josè Barroso, dell'Ue Herman van Rompuy e il commissario agli affari economici Olli Rehn.


    L'altra notizia che arriva dal vertice riguarda l'intesa raggiunta su crescita e occupazione come annunciato dal presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, sul suo profilo Twitter. E su questo documento c'è anche il sì di Londra, mentre - per motivi di politica interna - si è tirata indietro la Svezia il cui premier guida un governo di minoranza. Con gli impegni per la crescita presi oggi, ha detto David Cameron, "è stato fatto un passo avanti". Secondo il premier britannico, i leader europei sono stati "coraggiosi e decisivi" concordando "di accelerare le norme che genereranno crescita" e di preparare per il vertice di marzo "un piano chiaro per ridurre la burocrazia, rimuovere le barriere al commercio e i servizi nella Ue e per rendere più facile il business online".

    Per quanto riguarda l'Italia, il premier Mario Monti ha rivendicato la vittoria della linea voluta dal nostro Parlamento: "Non ci sono ulteriori appesantimenti o aggravi sul fronte del rigore per quanto concerne il debito". E poi: "Siamo molto soddisfatti" per le conclusioni raggiunte, sia sul fronte del patto sia su quello della dichiarazione sulla crescita. Il nuovo patto l'Europa "siede su una roccia forte" e su una "costituzionalizzata disciplina di bilancio. Il patto dà "tranquillità ai mercati, alla Bce ed ai governi sulla "disciplina di bilancio".

    Con il patto sul fiscal compact, i 25 Paesi aderenti sposano come "regola d'oro" il pareggio di bilancio, accettano di inserire l'obbligo dell'equilibrio dei conti nelle Costituzioni nazionali o in leggi equivalenti e si impegnano a fare scattare sanzioni semi-automatiche in caso di violazione. I paesi che hanno un debito superiore al tetto fissato da Maastricht del 60% sul Pil si sono impegnano inoltre ad un piano di rientro pari ad 1/20 l'anno, tenendo però conto - come voleva dall'Italia - dei fattori attenuanti già previsti dal six-pack, il pacchetto di disposizioni sulla nuova governance economica.

    I leader riuniti hanno poi dato il via libera alla creazione del fondo salva-stati permanente Esm, che da luglio prenderà il posto di quello provvisorio Esfm, rinviando però al vertice del primo di marzo la decisione sulle risorse (500 miliardi, come vorrebbe la Germania, o almeno 750 come chiedono altri paesi, Italia inclusa, la Commissione e il Fmi).

    I leader europei hanno infine discusso di crescita e di occupazione perchè - hanno scritto nelle conclusioni - "stabilità finanziaria e consolidamento di bilancio sono "condizioni necessarie per la crescita, ma non sufficienti". Mentre il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz ha reiterato la richiesta di Strasburgo di introdurre subito una Tobin tax sulle transazioni finanziarie.

    Il Consiglio europeo di marzo varerà poi le "linee guida" sulle politiche economiche e per l'occupazione dei singoli Paesi membri. In quell'occasione - si legge nella bozza finale - verranno enfatizzate in particolare le opportunità offerte da una crescita "sostenibile" e dall"accelerazione" delle riforme strutturali per migliorare la competitività e creare nuovi posti di lavoro. In questo contesto, il Consiglio dovrà focalizzare la sua attenzione sulle "crescenti divergenze" tra le condizioni economiche dei vari Paesi europei. E' "vitale" evitare che la stretta creditizia "limiti" la capacità delle imprese di crescere, anche perché le banche hanno ricevuto aiuti dalla Banca centrale europea. Dovrà essere assicurata anche "la rigorosa applicazione delle banche delle norme Ue che limitano i bonus ai dirigenti". Sempre per giugno, si fissano una serie di scadenze per interventi che potranno dare impulso al mercato unico e alla crescita delle pmi, tra cui il piano per lo sviluppo del commercio elettronico e la definizione di accordi in materia di standardizzazione, efficienza energetica,semplificazione di norme contabili.

    Il premier lussemburghese Junker ha poi parlato dell'Italia ("Mi sembra che abbia ritrovato il cammino della ragione"), ribadendo l'apprezzamento europeo per la leadership di Mario Monti. Sull'Italia ha parlato anche il presidente della Commissione europea, Barroso, esortando i leader dei Ventisette ad avere fiducia nella ripresa dell'economia Ue. Barroso ha citato le misure adottate "in Spagna e Italia", misure "che stanno funzionando, lo hanno riconosciuto anche i mercati". Barroso ha proposto di inviare squadre di esperti per aiutare gli stati membri in difficoltà, tra cui l'Italia, che hanno un tasso di disoccupazione giovanile molto sopra la media europea, a preparare piani d'azione entro tre mesi per contrastare il problema. Oltre all'Italia, i Paesi sono Spagna, Grecia, Slovacchia, Lituania, Portogallo, Lettonia e Irlanda.

    La strada verso la ripresa, almeno in Italia, si annuncia tuttavia lunga: Moody's stima che il decreto Salva-Italia "ridurrà il reddito disponibile delle famiglie" e l'economia italiana registrerà un calo del Pil dell'1% nel 2012, mentre il tasso di disoccupazione in Italia segnerà in media un aumento all'8,8% nel 2012 dalla media dell'8,2% del 2011. Secondo Moody's, il rialzo della disoccupazione porterà a un aumento dei tassi di morosità nel mercato immobiliare. In serata è arrivata la replica del premier, il quale le misure 'salva-Italia' forse ridurranno i redditi delle famiglie italiane, ma "molto meno" di come sarebbe avvenuto con "l'inerzia-Italia", ha detto Monti, cioè di quel che sarebbe accaduto senza un intervento del governo.
     
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