Mancini fra riti e Balotelli "Un traduttore speciale per lui"

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  1. Zeus™
     
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    Mancini fra riti e Balotelli "Un traduttore speciale per lui"
    Il tecnico del City capolista: superstizioni a tavola, il rapporto con Mario ("Non comprende la forza che ha: prima diventa uomo, meglio è, per lui e per me") e Tevez ("Ho fatto quello che potevo per lui, ora la situazione è triste: sarebbe bastato che si fosse scusato") e la vetta in Premier ("Bene, ma possiamo fare meglio, soprattutto per la mentalità")

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    Quando Kenny Dalglish ha visto Roberto Mancini bagnarsi le dita con il vino caduto accidentalmente sul tavolo dalla bottiglia che stavano bevendo come tradizione del post partita, e toccarsi il retro di entrambe le orecchie, deve aver pensato che la vittoria sul Liverpool avesse dato un tantino alla testa al tecnico del Manchester City. In realtà, quella del vino rovesciato è solo una delle tante superstizioni dell’allenatore italiano che – per dire – è capace di far raffreddare quello che ha nel piatto se il suo vice David Platt non appoggia la saliera prima che lui la usi. Certo non è grazie a questi espedienti che il City è tornato in testa alla classifica della Premier League con 48 punti (sette in più della passata stagione di questi tempi), ma meglio prendere le dovute precauzioni, non si sa mai. Soprattutto perché a volte la squadra sembra dare l’impressione di avere “il braccino”, come ha spiegato Mancini in un’intervista al Daily Mail dove però quest’espressione tutta italiana è diventata “avere il braccetto”, che non è proprio la stessa cosa. Da qui la successiva spiegazione del tecnico: “A volte ho l’impressione che la squadra abbia paura di sbagliare”.

    TRADUTTORE SPECIALE PER BALO — Concetto chiaro in entrambe le lingue, come non difficile da comprende fu anche il famoso “Why always me?” (“perché sempre io?”) sventolato sotto il naso dei critici da Mario Balotelli il giorno del 6-1 allo United, dopo la storia dei fuochi d’artificio in casa. Una domanda alla quale il Mancio ha dato la sua risposta: “Quando ne abbiamo parlato, gli ho detto: ‘sempre tu perché ogni volta che c’è un problema, tu ci sei in mezzo’. Al che Mario mi ha risposto: ‘Mister, non è colpa mia’. E io: ‘No, suppongo sia mia’. E lui: ‘No, non è tua, ma dormivo quando è successo’. Balotelli è davvero una persona strana: è un bravo ragazzo, è gentile, ma non lo capisco e a volte mi sembra di aver bisogno di un traduttore speciale solo per lui”.

    BALO DEVE DIVENTARE UOMO — Spesso in passato qualcuno ha sottolineato il trattamento più indulgente riservato da Mancini al talentuoso connazionale, come insegnano le uscite notturne concesse e la storia delle sigarette. Ma del resto il tecnico non è tipo alla Sir Alex, ovvero capace di sfuriate epocali anche nei confronti del pupillo Wayne Rooney, vedi la recente multa con successiva esclusione causa cena del Boxing Day non autorizzata. “Io non multo i giocatori – spiega l’allenatore del City - ma preferisco il dialogo. Ok, forse tre o quattro volte c’è stata una multa, ma avevo le mie ragioni. Mario è rimasto in panchina un mese ad inizio stagione, saltando cinque o sei partite, per punizione, perché non si stava allenando bene. Del resto, lui è un giocatore incredibile, che però non si rende conto della sua forza e di quello che potrebbe diventare. Forse ha solo bisogno di più tempo per arrivare ad essere come Wayne Rooney e Cristiano Ronaldo. Ha iniziato a giocare a 16 anni e ora che ne ha 21, ne ha davanti almeno altri 15 da top player, ma non capisce quanto sia fortunato, anche se deve arrivare a capirlo presto perché non può avere tutte le cose a modo suo. In fondo, però, i campioni sono spesso uomini diversi dagli altri, mi viene in mente Paul Gascoigne alla Lazio. Mi auguro solo che Mario capisca quanto potrà migliorare diventando uomo e questo potrebbe essere importante anche per me”.

    TEVEZ: SOLO TRISTEZZA — E se con Balotelli è stata una scommessa, con Carlos Tevez è stata una battaglia. Vinta dal Mancio, ma non diteglielo. “Non ho mai pensato di aver vinto una battaglia, perché prima viene il club, poi io e quindi i giocatori. Il mio rapporto non Carlos non era solo buono, ma addirittura fantastico. Per due anni ho fatto tutto quello che potevo per lui e adesso ci ritroviamo in questa situazione. Ho cercato di parlargli, tutto quello che volevo era che si scusasse, ma non so cos’avesse in mente e non conosco le ragioni (che lo hanno spinto ad agire così). Non possiamo permetterci di avere dei giocatori convinti di favorirci giocando per noi, forse Carlos era convinto di questo, non lo so, ma di certo non c’è alcun vincitore in questa storia, ma solo tristezza se finirà in questo modo”.
     
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0 replies since 5/1/2012, 17:29   10 views
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